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L' AMORE
E L' ARMI
DRAMMA GIOCOSO PER MUSICA DA RAPPUESENTARSI
NEL REGIO TEATRO
DI VIA DELLA PERGOLA
NELLA PRIMAVERA DEL i8i5.
SOTTO LA PROTEZIONE DI S A. I. E
FERDINANDO IIL
GRAN-DUCA DI TOSCANA
ee, ec. ec.
FIRENZE i8i5.
PRESSO GIUSEPPE FANTOSINI
Con Appros^ azione .
2
ATTORI
FIORDISPINA, gentil Donzella Romana ^ tra- dita in amore da Ernesto 3 e rifugiata in ca ripcìgna con suo fratello òV^. Cristina Gas sotti ,
METILDE 5 Donzella Civile^ venuta da Roma
Elena Baducra .
DON 3ÌELGHI0RRE SGIABOLONE , Barone di (ili l^^eudo ru,3fcìco ne^ii Abruzzi Sig. Micuele Ca,>ara .
DON GfGClO^ suo minor germano <!ìi^ . Luig i y a ci ili .
ERNESTO, Amante di Matilde 5 che come suo parc?iite si è introdotto in casa del Barone 6ig. h crdiiiaiido Grini .
SINONIMO, Fratello di Fiordispina , bandito da Koraa per aver commesso un omicidio ^ig. Giovanni Begnis .
LIV^ILTTA, Cameriera del Barone ò7^. Ci Ghinda Bondi ,
Villani, Servi del Barone, e Armigeri.
La Scena si finge nel Feudo di D. Melchiorre
La Musica è del Sig. Maestro Giuseppe Mosca.
s
0 •) e «) o e f) o e c o o f) € e f) c; D #) € e c f; f) iD e «' c> c e o f) o i> e € o i> e
1 Balltsaranno cOinposci , e diittci dal Sig. ALES-
SANDRO PaBBRI, ed eseguiti dai seguenti
Primi Balierihi Strj assoluti
Sig. Claudio Sig Marmetta Sig. Q'v . Batìst^ Chocuuà . Conti . Cozzev .
Primi Gf ottes^Jii a vicenda esfratti a sorte
Sig. Domenico Sig. Ga-tano Sig. Filippo Mg. Andrea Turchi . l^abbujan . Gemili . Vincenti .
S'\g. Muria Sig. Carolina Sig. Saoìoiaritana Sig. Carol. C? , Ronzi Gcnciii . Capra. Cobca .
Seconde Ballerine
Sig. Tornrrasir . Sig. Crestina Rabbujaci. loson Fabbii.
Prima Ballerina per le Parti Sig. Geltrude Baidanzi .
Primi Ballerini per le Parti
Sig. Pasquale Sig, Francesco Sig. Giuseppe Caselli . Baldanza . Sorbèf i
Sig. Pontpeo Vtzzoli .
Con num. 24. Balle • di Concerto, e Figuranti.
4
Primo VialiftQy e Direttore delVOrchestra Sig. Francesco Giuliani .
Maestro al primo Cimèala Sig. Michele Neri Bendi.
Altro Maestro Sig. Luigi Barbieri .
Supplemento al primo Violino, e Direttore deir Orchestra 5"/^. Ferdinando Lorenzi,
Primo Viol dei Secondi Sig. Giorgio Checchi.
Prima Violino dei Balli Sig. Alessandro Favier .
Primo Violoncello Sig. Guglielmo Pasquint
D r^^4.^»Li ( Sig. Francesco Paini.
Primi Lontrabbassi 4 e- • r-
\ big. Cosimo Corona .
Prima Viola Sig. Pietro Gualtieri .
Primo Oboe Sig. Egisto Mosell.
Primo Fagotto Sig. Luigi Corsi o
Primo Corno Inglese Sig. Giuseppe Vecchi .
Primo Flauto Sig, Pietro Modena.
Primo Clarinet Sig. Francesco Tuly .
Primo Corno Sig. Pasquale Baldini.
Copista di Musica Sig. Gaspero Meuccì .
P
Pittore, e Inventore delle Scene Sig, Luigi Tasca.
Figurista Sig. Gaetano Piattoli .
Macchinista , e Direttore del Palco Scenica Sig. Gaetano Bottati.
Il Vestiario sarà d* invenzione e direzione del Sigb Baldassarre Majanì .
ATTO PRIMO
SGENA PE.IM A Sala
Il Barone in vesce da camera^ Matilde^ Ernesto ^ Lauretta ; e Villani
Bar.
d armi le campane
Suonate, olà. Vassalli ^ Con armi j e con cavalli Correte tutti arditi Di questi Fuorusciti Le teste io voglio qua.
^let. In qual periglio j oh Dio!
Mi trovo io sventurata! Mi vuol la sorte irata In tutto bersagliar.
£m. Coraggio usar si deve In caso così rio ; Se occorre 5 vado anch'io Gr indegni a debellar.
ZfV. Là fuggono le genti A gran confusione . Mi battono già i denti j Si serri, olà, il portone.
Oli altri Ma che paura à questa? CajL'aggiu , su 3 Signore .
Mar, Non è paura questa,
Son uoni pien di valore , E' un barbaro timore Che non mi vqol lasciar.
6
Gli altri Mettetevi alla testa
Andateci voi Jà. Bar. Armatevi^ uccideteli
Che intanto io resto qua.
Morir per questa volta
10 non ho volontà .
Gli altri Svegliatevi , movetevi ^
Che tempo or non ci sta , Con spirto un po' alla volta
11 tutto si farà . Ern. Animo 3 via , Signor . . . Bar. Animo un corno .
I Banditi han portato Fascine 5 e zolfanelli
Per dar fuoco al mio feudo. Li^, Ma non son più di due:
Un uomo 5 ed ui^a donna. Bar. Ed una donna «^ola
Temo più di cent' uomini . Mer. Male dunque facesti
A mandarci D. Ciccio
Vostro minor germano 5
Che dev' essermi sposo . Ern, ( A me prese ri te
Parla del mio rivai, del mio nemico! ) Bar, Io non diffido un fico
Bel vaior del german ; egli ha studiato
Fin da? suoi anni hassi
II braiido a manegrsiar , e a tirar sassi.
OD y
parte con JL
S G E N A IT.
Ernesto e Matilde. Erri, Matilde . cnsì presto . Ti di me?
7
Met. Dell! non darmi più pene. Io sò die fido Fosti sempre al mio amor; che ti fingenti Di me stretto parente.
Per qui introdurti; ma il voler del Padre Deggio eseguire , e lo sperare è vano di' io algermau del Barrii noa dia la mano./?. Ern, Ecco che amor mi paga
U infedeltà , che usai a Fiordispina Per cagion di costei. Che r origine fu dei mali miei. p. SCENA Ili. Recinto di ua^ omlnosa, ed intricata Foresta,
fra le cui piante si vede una Grotta. AL suono di bassa musica escono dalla Grotta l'ior dispina 5 e Sinonimo da Fuoj'ùsciti con jucili in mano , e vanno sospettosi guardando intorno . Fior, Per il bosco foito.^ e hruiio
Par Si senta un calpestio ...
Ved
1 aicuiio r
Sin, Nò . . .
Fior. Già, o\\ Dio!
Da^ Ajtiestij e rei pensieri||l
lo mi ftCìito tormentar Sin. Saran forse pasbeggieri:
Ve li ga n p u r . non d u b i ta r . Fior. Egli è ver, c ìe da qui a p^^co
Dolibinm b.Uterci^ *ar fuoco.
Donna sv)n , ne mi sgnmeato;
Ma ho gran st>irit<» e talento,
Ecl agii uonjini }Mn lì « ri
L a rmi fo dctpositai . Fior. Va' daii aito dei moóti
^ fiii'e la aCMpei ta . Slnunimo vìi via .
8
Ah Ernesto traditori tu sici cagione,
Gh** io così poco conto
Faccia della mia vita,
E che in campagna unita
Mi son col mio german ^ che fu da Roma
Bandito per avere
Commesso un omicidio. Ah! se mi capiti. Alma perversa e ria .
Paghi col sangue tuo T offesa mia. torna Sic. Sic. Air armi, su mettiamci in difesa j Molti uomini armati Vengono a questa volta . Fior, Preparati i cartucci 5
Ed alberi prendiam : morti per morti ^ La meglio è sempre che moriam da forti.
S G E N A IV. Don Ciccio armato ridicolosamente , seguito da più Arviìgeri che si avanzano guardinghi con fucili impugnati . D.Cic. Miei compagni, miei bravoni. Siate lesti al cenno mio; Non tremate , che trem' io Quando è tempo di tremar. Dove siei. Memo Petecchia? Sù via, impostati di là. Caporal Giabattavecchia , Su, quel posto va' a pigliar. Mangiacavoli , Sparnocchia , Fate ronda voi di qua . èe vedete mai eh' io fuggo, S(ate fermi, abbiate flemma Perchè questo è un strattagemma lì nemico ad imbrogi:j?,r • Elii ? oi sono? gli vedete?
dhe venissero di là ?
Gbe cGs' è? non palpitate •
Ci soa io 5 non dubitate ^ ( So mai veda V aria buia 5
Che carriera vo' pigliar ! )
Sempre a te mi raccomand©
O carriera del mio cuore 3
Tn siei figlia del timore^
E siei madre del campar . Orsù, andate ad impostarvi Frammezzo a quei macchioni . E non state a fiatar; se li vedete. Una scarica fate generale. Non abbiate paura ,
Cli' io vi sono alla testa. Andate pure.
Gii" io mi trattengo <[uà . Se 5 diamo il caso 3
yoi qui rjon mi trovate j
Non VI mettete 3 amici, alcun timore:
Armìgeri partono . ( Che quello è segno , ch*^ io Son già arrivato a casa da due ore.) Lasciamo fare a loro ,
Ch' io sto bello e sicuro . . . Ohimè ! eh' io moro .
si sentono spari di dentro. Eh! guarda come scappano li miei...
gli Armigeri fuggono , Iti te sola fidabo, ora mi ficco In questa grotta; in tempo di burrasca ii' buon qualunque porto. per partire. SCENA V. Fiordispina 5 Sinonimo , e detto Fior, Alto 5 alto 5 o briccon , Sin. Ferma, o siei morto.
D. Cic. Morto \ . . per .carità non mi am mazzate 5
Che ammazziate ua coniglio in carne ed ossa. Fior. Getta queir armi. D.Cic. E lesto. Sin, Ladroneccio. D.Cic, W vero.. Fior. Assassin . D. Cic, Tal q uale . Sin. Malvivente. D.Cic E come Fior. Scorridor di campagna . D Cic. Non lo niego . Fior, ( Quel volto intimorito
Quasi rider mi fa . ) Sin. ( Glie se ne fa di questo ? ) a Fior. Fior. ( Va' un po d int erno a far la scorta , eh' io
Lo voglio esaminar. ) Sinon. parte. D.Cic. ( Ho già capito:
Vuoi restar sola per farmi la pelle. ) l'i or. Accostati . D. Cic. Vi prego ,
Ammazzatemi adagio . Fior. ( Ah! ah! quest' è un incanto. )
Come ti chiami? D. Cic. Don Ciccio Sciaboloue 3
Sempre ai comandi vostri. Fior. E qui a far che venisti ? D.Cic. Andavo a caccia. Fior. A caccia con queir armi ? D.Cic. Signora sì: alla qnaglia
lo ci tiro a mitraglia . Fior. Ti fo saltare in aria le cervella ^
Se non mi dici il ver. D.Cic. Or ve lo dico.
Qui mi mandò quel ciuccio
Di mio fratel Barone
Per pigliare voialtri . Fior, Tu fratello al Baron ? D.Cic. Cioè... non si sa certo:
Cosi disse la moglie al Baron Padre :
11
Chi sà^ se disse il ver signora madre . Fior. Dimmi : hai moglie ? D. Cìc. Gnor nò 5 raa sto sulF orlo
Del matrimonio. Fior. Oh quanto
Saresti bu(»n per me ! D.Cic. Per voi? Fior. Sì 5 sì.
D un ingrato così mi scorderei 3
E di far questa vita fluirei . D.Cic. Ma che dite davvero? Fior. Ah. D.Cic. ( Per bacco 5 questa mi stuzzica. ) F'ior. Se il genio eh' ho per Le ,
Tu lo avessi per me^
Direi; ma tal mercè
A un' alma innamorata amor non die. D. Ciò. Ed io in quanto a me ,
Gonciosiacosachè ,
Subito su due pie
Con voi me lo farei un dejune. Fior Or vi prendo in parola.
Mi vesto da Signora ,
E in vostra casa andremo. D.Cic. E di queir altra poi cosa ne faccio? Fior. Per quella ci pens' io :
Saprò ben regolarmi
Gol coraggio^ il valor, le astuzie , e Tarmi. D. Cic Ebbene dunque andiamo Or prendo fiat© 3
E per te, bella mia^ s(»n rovinato. Bior. Sposin carin 5 carino y
Qual m' hai destato al core
Soave pizzicore.
Che giubbilar mi fa . D. Cic. Sposina bella , bella ,
Qual m' hai svegliato in petto.
Tamburo di diletto
12
Che fa tara tarapatà ! Fior] Quel volto quanto è amabile! D. Cic. Sta man mi dice oscula . Fior, Che labbro pian eli grazie ! D Cic, Glie occhi acchiappapopoli ? Fior. Luci sì vaghe , e tenere
Qual nume a voi donò? J). Cic, Me r ha mandate Venere 3
E amor me le ficcò . Fior, Signore Eccellentissimo,
Già par che amor m/ inviti
A far la buona vita 5
E allegra a dameggiar . D.Cic, Sai quanti Eccellentissimi
Ragazza saporita ^
In mano a tal bandita,
Dovrebbono incappar. ^ par cono . S G E N A VI. Camera . Tavolino con recapito^ da scrivere > e Sedie .
Il Barone in abito di gala , Metilde , Ernesto , ed Annigeri . Bar, Come ! siete tornati , idest fuggiti ?
E il mio fratel cadetta
Lasciaste in mezsjo al fuoco ? Ah scellerati
Almeno 3 almen vi voglio oggi impiccati. Ern, ( i4mor par m' incominci
Un poco a consolar. ) Met. Non dovevate
Mai mandare il mio^ sp03O>
In un azzardo tanto periglioso. Bar, Or dite ben^ son stato
Una fraterna bestia. Ern. Ma speriamo ^
i3
Che tornerà da vincitor felic© . Metilde^ datti pace, Met. Or nessun sento :
Vorrei anch' io morir nel mio tormento. Son ben sensibili
Per me gli aftanni : Un sposo perdere Nel fior degli anni Pena più barbara Si può trovar ? Fu sventurato
Sempre il mio eor@: Par condannato Dal crudo amore Ognor tra i palpiti A delirar . parte , iirn. Nò , non finge T iagrata ^ Ma non dispero ancora fitro che sia La morte del rivai la vita mia. parte. Bar, Oh ! ombra moschettata Del mio fratel minore , or per placarti « Sin la gatta di casa , tei prometto , Tre mesi osserverà di lutto stretto .
S G E N A VII. Z?. Ciccio , Fiordi spina vestita nobilme^re da viaggio y Sinonimo anch^ esso i^estito da Haggiù ) e detto . D.Cic. German, vincemmo. De' banditi fieri Tutto il sangue versai . Del mio valore Se una prova tu vuoi , Ecco le spoglie altere
Di una Daina a te avanti, e un Cavaliere. Bar, Vieni fra queste braccia^ Onor dei h'ciaboloni .
14
( Catterà! quanto la Damina è bella! ) D.Cic. E il frateJlo cogli occhi
Mi sta mangiando già la banditella. j?tì!r. Signorina , qual Giove
Vi mandò ai sguardi miei? Fior, li valor di D. Ciccio , che ci tolse
Ai fuorusciti . Bar. Oh grande !
Oh! vittorioso sempre il mio germano ?
Ma dimmi appien: chi sono? D.Cic. F quello il gran Marchese SpezTiasassi,
E questa è la Contessa Brigantina. Bar. Madama , chi domanda , non fa errore .
Siete zittella voi ? Fior. Non ebbi mai marito in vita mia. Bar. ( Or son contento. )
Alle corte 5 germano,
Fammi tu da mezzano ;
Dì 5 che voglio sposarla in ipso fado . D.Cic. Tu 3 che dici? siei matto ^ Bar. Nò: questo devi far: son primogenito,
E devo io prima genitare . D.Cic. Primogenita pure. Va% sta allegro.
Che ci pens' io .
SCENA Vili. Livietta e detti , poi Metilde ed Ernesto Lii^. Signor ^ la vostra sposa ^ ^
Or viene a voi . parte . Fior. Chi viene .
Chi viene? ( Bada bene.
Che le pistole Fho ben preparate. ) D.CVc.( Buon prò vi faccia, non v'incomodate.) Sin. ( Bada , che anco le mie
Mi vado a caricar. ) parte. D. Cic. ( )h vedi in quanti guai som imbarcato. ) Bar. ( Che ie hai di me parlato? )
i5
DXic, ( Sì 5 ài t^. ) Bar. ( E che ha detto?)
£). C/c. ( Va' bene . ) Blpr. ( E se và bene . '
Accostarmele posso a far Tainure. ) Mit, Adorato mio sposo... DJZic, ( Aspetta, parleremo. ) a Met, Erti. Mi rallegro , Signor . ( Che incontro è questo ?
Fiordispina qui sta? ) ^/or. ( Qui veggo Ernesto! ) ^ar. Nei mirar queir occhio ameno ^
Si solleva in seno il core;
Ed in grembo al Dio d' amorfi
Con un sbalzo a correr và . Fior. Ah ! che a fronte a quello ingrato
D' ira in sen mi avvampa il core^
Memorabile fra poco
La vendetta mia sarà, Met. ) Sto a pensar , che questo giuoc# Ern, ) " Lieto fine non avrà D,Cic» Or due mogli tengo a lato ^
Una Dama, e una Bandita^
Ah ! mia schiena saporii a
Quante botte hai da buscar! Ern, In sì barbaro cimento
Chi consiglio 5 oh Giel ! mi dà? Met, Mi prevedo un tradimento,
E tranquillo il cor non sta ? Ho nel petto un Mongibelloj ^ ^ E Vulcano alla fornace
Fà a gran colpi di martello
La Caverna rimbombar. Bar, Sù 3 presta agi' Imenei
Vieni visetto belio. Fior. Pensarci un po' vorrei.
i6
D,Cic. ( E' un Ciuccio mio fratello) Me/^. Che cosa hai detto a quella ? D. Cic, Io niente. Fior, ( Se a colei
Tu parli, io qui t' arh mazzo . ) D. Cìc. ( Ohibò . . . ma che son pazzo? Bar. Ma quando la capaciti? D. Cic. Or, or. Ern. Quella minaccia .
Risolviti 5 concludila 3 ^ Nè guai non aspettar. D. Cic* Deh! respirar lasciatemi
Qualche momento in pace;
Oppur se non vi piace 5
Andate via di qua.
Ciccio di me più misero
Fra i Cicci non si dà . Bar, Che specie d" insolenza!
Io perdo la pazienza:
Costui più non mi sente.
Colui fa il prepotente;
E intanto amor mi strazia,
L'ardor crescendo va.
Fni poco un gran disordine % Qui nascere dovrà . T^ior. Che scena imbarazzata!
Io son bene imbrogliata :
Costui mi vuol per sposa.
Quel contrarlir non osa ;
E deir inquietudine
l'rnesto ancor mi dà.
Oh che accidente pessimo !
Clic imbroglio è questo qua! L afTar comincia benC;
Ma adesso andar conviene:
Me tilde è in imbarazzo 3
Colui diventa pazzo;
E in me frattanto il giubbilo
Ogiior crescendo va.
Fra poco (|ui vittoria
Cantar ini converrà . D. Cic. Coin'esco da tai scogli?
Io feci quest imbrogli .
Ciii grida ^ chi minaccia.
Chi sbatte 5 e fa boccaccia;
E intanto in seno ii tremito
Crescendo più mi va .
Ciccio di me più «nisero
Fra i Cicci non si dà . M.et. Per or, se non mi ingasno, N (^ui nasco un gran malanno,
lo credo che sia quella
Del iiaroncin la bella ;
E sempre in me la collera
Ognor crescendo va .
Ma non son tanto debole? ^
Vedrem chi vincerà . parte S G E N A IX. Sinai limo solo Ho veduto qui Ertiesfo :
Fors ei mi ravvisò Questo briccone Sa tutti i miei delitti , e certamente Ei mi va a denurr/iar; peggiore incontro Non mi polca succedere. Al vicino periglio
Saria una fuga T ottimo consiglio. parte
3
i8
S G E N A X.
Me tilde e Barone
Met. Or che ne elice ii Signor Barone ? Bar\ Vecf» lo 3 e il fratello mio sogliam. talvolta Peccar d'asinità; ma per non darri La man 5 ci han da cadere A tutti due le dita. Lei non dubiti 3 Che il talamo nuzial sta bello , e fatto .
Me^. Starei per dir 5 pia non lo voglio affatto, S G E N A XI. Fiordispina j il Barone , poi Ciccio
Fior, ( Or tocca a me di far la parte mia. )
Bar. lo poi, mia sposa Baronessa, sono Per voi un polpetton tutto ripieno Di fedeltà. Fior, Tal qual son io per voi; Ma se volete 5 ch'io la dica chiara; Vostro Fratello ha ben qualche ragione Di non sposar Metilde .
Bar. Come ! come ! perchè ?
Fior, Avete in casa chi insidia il vostro onor. Bar. Oh cospettissimo ! Fior, QuelF Ernesto
Non è putrente di Metilde affatto 5
Ma si amano con quella. Bar, Che diavolo mai senio! Fior. Scacciate colle brutte
Ora Ernesto di quà, perchè altrimenti
Io non vi sposo. Bar. Ah! no ^ mia melodìa 3
Non far questa eresìa ;
A scappellotti i più sonori
Io r accompagnerò fino ai confini : restaindietro
Mi intanto 5 occhi bellini 5 entra D. Cicao
Dimmi due parolelte
D am'>r 5 fammi contento. D. Cic. (Che faiinoquìcostorPD.Giccio. attento (
^9.
Fior, Sono vergognosetta 5 e a faccia 5 a faccia Amoreggiar non so; ^*ede D. Ciccie
Volgetevi di là 5 che cose belle lo vi farò sentir . Sar. Mi son voltato 5
coltasi dair aUra parte , e Fior, chiama D. Cic. il quale si accosta pian pianm Ora fa tu . "^ior. Ah! mio ben, quanto siei caro! Mai più il destino avaro Distaccarti potrà da questo core
dà la mano a D. Ciccio 0. Cic, ( Stringi ; sotto a chi tocca . ) Bar. Ah! m'imbalsimi i reni. D. Cic. ( E a me la bocca ) Fior. L'unico del mio core
Oggetto siete voi dolce ^ e gradito • • Non vi voltate. Bar, E che son scimunito ? Fior. Per or ti basti questo : Torna al tuo luogo .
D, Ciccio ritorna in disparte ed il Ba- rone si ^olge a Fiordisp na D. Cic, Subito » Bar Son lesto .
Dimmi or qualche altra cosa a volto, a volto. Fior, Sì 5 dal mio viso ogni roésor si e tolto Che saette ! che ardor mi sento in petto ! Ah ! la mia fiamma ogni altra fiamma eccedè . ( Ah! ah! veh come l'asino gel crede ! ) Nel tuo bel volto ^ o caro , Gh è di bellez^sa un fiore ^ Sta sempre il Dio d' amore Come ape ad aggirar. ( Un bocconein ben raro
2@
Quesfc' è da pasteggiar • Da queir occhietto beilo L'alato Bambinello Mi par che piano piano Mi chiami colla mano. Men vengo a te vicino; Ma, ohimè! che quel furbe tto Più forte 5 oh Dio^ nel petto Un dardo mi vibrò. Ti piace quei ch'ho detta?
a D, Ciccio che accenna di si Ci hai gusto ^ ci hai diletto ? Son abile , son dotta Gli sciocchi a corbellar ? incendio;, ohimè! l'ardore 5 Le smanie ch'ho nel seno^ li mio dolor nemmeno Ah! respirar mi fa. Bar, ( Arde per me d' amore : Davver mi fa pietà . ) D. 6Vc. ( Asino il genitore 5
Ciuccio lo fe mammà ) Fior. ( Povero chi dà fede
Ai vezzi di una donna! Allor che non sei crede. Burlato resterà. ) parte con D, Ciccio Bar. Or s'ubbidisca agli ordin di mia moglie, E di ci6fi si scacci il malandrino . Io dolcissimo sono per natura *, Ma nelle occasioni
Una bestia son poi che fa paura. parte
S G E N A XII.
Giardino Ernesta 5 Metiìde 5 poi il Barone Ern. Nemmen ti persuadi , Glie un infido 5 un indegno E' quello 3 che vuoi prenderti per sposo? Me^ Oppormi io mai non oso
Al volere del mio buon genitore. Bar, (Eccoli insieme : è ver dunque T imbroglio !
Or sì del fatto son venuto n> giorno . ) Ern, Signor Baron ... Bar, Signor Barone un corno? Lei vada 5 lei sfratti, O sino al portone A calci, briccone. Ti fo accompagnar. Me^. Scacciarue nn parente Con tal villania ! Offesa si ria Non so tollerar. Ern, Di questa insolenza Offeso mi chiamo; Su a batterci andiamo. Mi vuo vendicar . Bar, Va via, impertinente
Non sei da par mio . Ern. Gugina, su andiamo. Bar. Qui resti costei
( Ghe tratti da matto ! Met, ^ ^ ( Ghe modi plebei I Ern. ^ ( Non v'è in voi ragione,
( Non v'è civiltà. Bar. Son tratti da matto,
4
Son modi plebei ;
Ma torce il Barone
Giammai non terrà . S G E N A XTIL Z). Ciccio solo Chi mi dà qualche consiglio
Nel mio caso disperato?
Una moglie se mi piglio ^
Son dair altra poi sv^entrato^
Ah! potessi per mezz'ora
Divenrare un Mustafà. Con politica sto in guardia 5
E do retta qua 3 e là .
Chi si mette un laccio al collo ^
Se si appicca 3 e ben gli sta.
Io ne ho due, veh che tracollo
Che supplizio è questo qua! SCENA XIV. Fiordispina , e // Barone Stella del ciel serena ,
Madre dei miei bambini ,
Già il guardo tuo balena;
Per fulminarmi il cor. Veggo nel vostro volto
Mille bellezze, e mille;
Par che le sue faville
Vi accenda il Dio d' anior . Son beilo , eh son bello ? Lo siei 5 si 5 bricconcellf) . E m' ami dunque ?
T' amo .
Or dammi quel che io bramo. Che cosa ? Qufcjllii cosa.
Che chiamasi manina. Fior, Or questa è graziosina -,
Io no 3 non ve la nego. Bar, Ma dammela ^ ti prego 5
Più presto che si può. Fior, No, ho ^ non ve la nego.
La mano vi darò . Bar, Mi avvampa più T amore.
Più cresce in sea l'ardore;
E già come una folgore
In aria par che vo. Fior. ( Ah 3 ah! questo è pastore!
Che asirio di cuore !
A corbellar quest' uomini
Che gusto pazzo c' ho ! ) S G E N A XV. Ernesto con genti di giustizia ^ poi ognuni a suo tempo Ern. Celatevi lì un poco,
Che qui i banditi sfanno;
E ad ora , a tenipo , e loco
Io poi vi chiamerò . t). Cic, Mentre in silenzio è tutUo
Qui intorno, sopra, e sotto j
Don Ciccio* chiotto , chiotto
Fumarsela potrà. Bar, Calma dei cuor gli affanni.
Lo sposo tuo sta qua, 33. Cic. Or sì per un par d'auni
Verrei qui bestemmiar. Met. Altro il mio cor non brama ,
La man qui pronta sta, D. C/c. Che fr-Hìtta, ch'ha Madama! Bar. eMet, a 2 Ma qual difilcoità?
Tutti Or sì 3 non mi conviene
Più tempo ad aspettar. Ern, Son questi i fuorusciti ^
agli uomini di giustizia
Da Roma già banditi;
O vivi 5 o morti a prendere
Entrambi s' hanno qua. Tior. e Sin, a^^ Indietro quanti siete.
Nessun si avanzi un poco,
O tutti a ferro 3 e a fuoco
Andrete adesso quà. Bar, Caro fratello, ajutami.
Ch'io cado adesso quà# D. C/c. Io moro adesso subito ;
Come t'ho da ajutar? Ern.eMet, Prendeteli. Fior, e Sin, Su, indietro. a 4 Rendetevi, vi dico. JBar, A terra Tarmi tutti
Ch'io qui rimedierò. Tutti In punti così brutti
Chi mai si ritrovò?
a a Combattut , contrastat , o o
Non son più dove ho la testa;
Tra il furor della tempesta
Son qual nave in mezzo al mar •
Oh che oscuro laberirito!
Oh che strana confusione?
Non mi serve la ragione.
Non mi so raccapezzar.
Fine delV Atto primo.
LE DUE GIORNA TE
BALLO DI MEZZO CARATTERE
COMPOSTO DAL SIGNORE
ALESSANDRO FABRI
CHE ANDERa' in 8GKKA FRA QUALCHE SERA.
26
PERSONAGGI
XL CONTE ARMANDO Membro del Parlam< to di Parigi
Sig, Claudio Chochus .
COSTANZA sua Sposa Sig. Mar ietta Conti.
RAIMONDO MICHELI vecchio infermo padre Sig. Francesco Baldanzi
ANTONIO MICHELI portator d' acqua Sig. Domenico Turchi.
ADOLFO E MARCELLINA figli di Micheli
Sig. Già, Batista Cozzer . Sig. Cristina Fabbri ,
BIAGIO Fattore, Padre di Sig. N. N.
ANGIOLINA promessa Sposa d' Adolf» Sig, Gelirude Baldanzi ■
Un Capitano
Sig. Pasquale Caselli .
Un basso ufi siale
Sig. Giuseppe Sorbolini.
Due Soldati
Sig\ Carlo Costa, Sig, Pompeo Pezzoli.
La Sgena si rappresenta parte in Parigi ^ puree iiqUq adiacenza.
AROOMENTO
TV
Jl^ ella minorità^ di Luigi XIV. 5 e da° arante 1' influenza di Mazzarino tiel Gabinetfco di Francia ^ il Cionte Armando membro dei Par- lamento fu accusato di fellonìa 5 ed in conse- guenza condannato a morte . Avvisato pochi momenti prinici die dovesse succedere il di lui arresto, si diede alla fuga, unif;amente alia sua infelice Sposa Gostanza. Dopo essèrsi sottratti per alcuni giorni sotto mentite spoglie ai loro persecutori 5 una sera vedendosi sul punto di esser sorpresi ^ si gettarono ai piedi di un por- tatore d' acqua 5 cuiedendogli asilo almeno per. una notte, li galantuomo mosso dalle preghiere di quei due ifìfeiici 5 e molto piii dalia sua na- turale bontà 3 si arrese alla loro domanda, indi- cando loro la sua propria dimora 5 risoluto fra se stesso di salvarli , a rischio ancora della pro- pria vita, Antonio Micheli di origine Savojar- do^ padre di due figli, cioè Antonio , e Marcel- lina . da molti anni esercitava in Parigi il me- stiere di venditore 5 o pjrtator d' acqua 5 uomo allegro 5 e tanto da bene, che malgrado il suo poveio mestiere 3 era amato e stimato da tutti quelli che lo conoscevano. Per una straordina- ria combinazione si trova essere il su<ldciLo Con- te Armando queir istesso , che pochi anni pri- ma aveva beneficato il figlio del venditore di acqua Micheli 3 in una occasione , che senza il
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di lui soccorso sarebbe morto di necessità . Lo «coprimento di questa circostanza eccita mag- giormente tutta la famiglia Micheli ai deside- rio di salvare il loro Benefattore , unitamente alla Sposa .
Le nozze imminenti di Micheli figlio C(^u Angiolina contadina, che abitava a qualciie le- ga distante da Parigi ^ alle quali doveva inter- venire ancora la sorella di Micheli , sommini- strano un mezzo per salvare la Contessa ^ riser- bandosi il Micheli Padre quello di sottrarre il Conte con uno strattagemma ^ che non vuol pa- lesare ad alcuno. I mezzi che adopra Micheli per salvare i due Sposi , e gli accidenti che so- praggiungono ^per impedirne V esecuzione 5 for- mano r intreccio dell' azione , la quale viene terminata collo scoprimento dell' innocenza del Conte , che ancor questo vien procurato dal buon venditor d' acqua . La gioja comune ^ la ricono- scenza de' due Sposi liberati dalla famiglia Mi- cheli, e lo Sposalizio d'Angiolina con il figlio Micheli mettono fine al pantomimico diverti- mento.
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ATTO SECONDO
SCENA PRIMA Oscuro Sotterraneo
LU'. "E
Lwietta y indi Sinonimo
chi ci vede qua? I poveretti Tentato lian di fuggire ; Ma cinti dalla folla dei Paeani, Dopo ch'hanno sparate molte botte. Qui sono stati tratti Per la pena pagar dei lor misfatti. Sin, Perverso mio destino! i^V. Ahimè! . . . Sin. Chi siei?
Che vuoi tu qua? X/V. D. Ciccio, ed il Barone Per me mandano a dire Alla vostra sorella
Che stia di buon animo, che ad essi
Fu commesso di farvi il costituto . . .
Che so io come han detto? E eh' essi allora
Le carte imbroglieranno 5
E faran sì 5 che non le venga danno . Sin, Per mia sorella questo?
E per me? Z/r. E per te niente . Sin, Perchè^ Z^V. Perchè tu non siei femmina.
Se con noi pensi ponerti, siei matto;
Cosa femmina sia si sa col fatto . partono - SCENA II. Ciccio y poi il Barone D, Cic. Ah ! se me la potessi zitto zitto
Cuccarmela 5 e levarla di qua dentro 5
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Farei un corno a quello
Sciocco di mio fratello. Bar, Vengo qual Senofonte
A pigliarmi il Palladio ^ e qnal Medoro
A involarmi d** Esperia i pomi d' oro. D.Cic. Che diavolo di buio! un occhio mio
Non si vede coir altro . Sar\ Chi cammina verso di me ? foss^ ella ? D, Cic, E questi ora chi è ? tocca il Barone . Bar, Fiordispinetta?
D.Cic. Oh diavoli mto fratello! e và cercando
Ei pur Fiordispinetta . Bar. Ciccio ? , . . D. Cic. Baron ? . . . i^^r. Perchè tu commettesti
La gran bestialità di trasportarmi
In casa due banditi
Sott' abiti mentiti?... D. Cic, E che ? volevi
Che quelli mi scannassero? Bar. E per questo
Procuriam di salvare quella almeno ^
Che il core mi ferì. D. Cic. Sì 5 come vuoi.
( Ma quel boccon non è pei denti tuoi. ) Bar. £ tu che penseresti? D. Cic. Pigliarmi io la sorella
Sotto custodia , ed il fratello tu v Bar. Io penso di far più . D. Cic E che? sentiamo. Bar. Farla trovar mia sposa clandestina
Fin da ir anno passato. D. Cic. Tardi ti siei levato ;
Ch'ella a quest'ora è stata
Da un pezzo j fratel mio , clandestinata .
Si
SCENA III.
Ernesta, e detti. Ern. Qui son calati per esaminarli
Il Barone , e D. Ciccio . Bar, Tu mi varresti far qualche raggilo ,
Ma questa volta non ci riuscirai.
Alla Metilde subito
Ti comando, che corri come ossesso
A darle il primo nuzial amplesso . D, Cic. Eh zitto, non strillar; che diavol hai?
Vuoi ch'io vada? ora vo. Ern. No, non ci anderai. D, Cic, Ora va meglio . Bar, A me queste sperate? Era. Sì, a voi; ne tarderà la mia rendetta
Di voi pur si sospetta.
Che invece di punirli
Proteggete i banditi; ciò saputo
S'è dai vostri vassalli, e contro voi
Minacciano rovina;
Ne devo per decoro
Dar più a vostro fratel la mia cugina. Bar, Mio fratello or vedrà.
Che la Metilde ad impalmarsi andrà. Erri. Vediamolo; su, andate, D, Cic. Non c'è fretta.
( Costui certo me F applica
Due freghe sulle rene. ( Bar. Ma Metilde? Erri. Metilde ha chi V adora . Bar, Il quale sarai tu ? Erri. Si, quello io sono:
Chiaro vel dico, e ci soggiungo ancora.
Che ad onta di qualunque mio rivale.
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10 sempre F amerò. I suoi begli occhi Danno legge al mio cor; e se v' e alcuno. Che involarmi desii quel bel sembiante ^ La vita lascerò, ma non l'amante.
Se ognor per lei quest' alma Soffrì le sue catene; Deve alle mie gran pene , Dar premio il Dio d'amor. Fra il dolce giubilo D un'alma amante. Il cor costante Respirerà . Bar. Ma frattanto costui in male aspetta Ci va mettendo ; io temo Di qualche Sindacato. D. C/c. Èhj signor sì. Bar, Mettiamoci In gravità da Giudice ; la legge Già la sappiam. D. Cic^ L'abbiam studiata insieme
Dentro la Mattematica. Bar. Chiamiamoli alU esame . D. Cic, Zitto ... mi parej si è dessa .
Guardami attento in faccia ; ella già viene ; Fa quello che face' io, che farai bene, ^ S G E N A IV, Fiordispina ^ e detti Fior. Povera Fiordispina!
In questo orrendo carcere ridotta, E vicina già a perdere la vita! Da chi speri pietà? Chi ti da ajta? Bar. ( Ahimè! si fa sentire
La mia fragilità . ) Fior. Ahi! D. Cic. ( Già mi sento
11 cor, cU« ya in bemmolle. )
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'Fior. Ali ! si affrettasse almeno il mio destino! Ah ! dove siei 5
Mio diletto Baron ^ die non soccorri Quella che in guest' orrore ^ Pur conserva per te Fistesso ardore? Bar, ( Ah cor mio ! )
D. Cic. Fratelj guardami. Bar. Sì^ è vero:
Quello è stato un cuor mio ^ ma passeggero. Fior. Voi qui siete? . . . ma . . . oh stelle!
Volti più brutti non ho visto mai . Bar. (Ha ragione il mio ben , son brutto assai.) Fior, E voi^ caro D. Ciccio ^
Perchè tanto tiranno
Diventaste per me? 11 premio è questo
Al dolente mio cor che v'amò tanto?
Oh Dio ! mi viene già sugli occhi il pianto . D, Cic, Ah ! . . . che piango io pure . Bar, Fratelj guarda il mio viso. Z). Cic, Hai ragione . . . Ecco qua . Fior, Ah Éiordispina ! e qual pietà più speri 3
Se i tuoi più cari amanti ,
Diventati ti son fieri nemici?
Ah! per pietà deh ! almeno
Uccidetemi presto ;
L'ultimo don,, che io vi domando, è questo. Se il tuo bel- labbro ormai
Decide la mia sorte.
Non mi fa orror la morte 3
Ma lieta io morirò. Bar. Barbara j nò 3 non hai
Su del mio cor Fimpero;
Più giudice severo ,
Che amante a te sarò . D, Cìq. DeL dotto mio liceo
«4 . .
Non mi sncciar l'inchiostri
Giudice, oppur tiranno
Qual più mi vuoi sarò. Fior, Astri crudel, da voi
Che più sperar potrò? Bar, ^ ^ Io te . . io te . . . tengo , e poi D.Cic, A picco me n'andrò. JFior. Ah ! Barone dolce , e caro ! Bar, Non son dolce , sono amaro. Fior. Ah ! Don Ciccio mio fedele ! D. Cic, Puoi calar per me le vele . Fior. E per me non c* è pietà? fiar.eD.Cic. al Nò, signor, non c' è piota. Fior. Sicché dunque fate presto.
Ogni indugio è a me molesto;
Che voi brutti mascheroni.
Vi vorrei veder crepar . ( Con beir arte, e finzioni
Gliela voglio affé ficcar . ) Bar. Quel bel fuoco, quello sdegno
Più mi mette nelF impegno: ( Se mi strazia, e mi martella.
Ancor io la deggio amar.
Ah ! la donna quando è bella,
Può pur Fuomo bastonar! ) Cic. Mi ha stordito , mi ha sbancato
Con queir occhio appassionato:
Quel visetto amorosetto
Stuzzicando il cor mi sta:
E ora il Giudice scommetto
Che in deliquio se ne và . partono.
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, S C E N A V. Gginiera .
Ernes, pei Lwietla con un biglietto^ indi Matilde . Ern, Con tanti, e tanti danni , che procuro A colei che amò , pur sto nei dubbio , Ch' io giunga a]i dolce, e desiato acquisto Della bella MetUde, e sento intanto Sti;*ziarmi in petto il core Da due veltri crudel, rimorso, e amore. ^
Signor Ernesto, a voi Vien questo foglio scritto Gol Lapis, Em. Chi lo manda? Lir, Lo saprete.
Quando lo leggerete. parte ^ km, Fiordispina mi scrive . )^ Io ti amai , tu mi amasti :
Del nostro primo amor sol ti rammenta: ,5 Bersaglio fammi poi ,5 Di tutto, il tuo furor, se far lo puoi. ^5 Fiordispina ,5 Oh rimproyero crudele! Met, Che foglio è quello. Ern. K un foglio Che manda la bandita al suo sposino , Leggilo, e vedi, se quello. Non fu sempre al mio amor empio e robello
MetiL leggo
, S..C E N A .VI.
C Ciceio 5 e dqtti .
Z). Cic, Qui si fa gran fracasso
Contro di me ; e mio fratel sta in punto Di cacciarmi di casa . Ab! (jnì bisograi, Che a forza con Metilde io mi manu . Questi 'onc bocconi saporiti!
Met. Si, è ver; tu solo ^ Ernesto 3
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Sei costante al mio amore : di D. Ciccio
Di già aborro la mano. C Cic. Sentite 3 signorina;
Mio fratello non vuol più dilazioni ; Presto 5 se no, mi romperà faccia: Ecco 5 son vostro, e che buon prò vi faccia Met. La tua man, birbantaccio maledetto! Dalla a chi ti mandò questo biglietto.
gli da il biglietto e parte Ern. ( L'ho ben condotta . ) par, D. Cic, Birbantantaccio!. . e questo
Chi me lo manda? Fiordispina! Oh cara! Queste sono parole, o pinocchiati? Si asconda , che il Fratello ^ Se vede un tal biglietto^ Oggi mi lega ad un banco di letto. ^ S G E N A VIL Barone, e detto. Bar. E' fatto il matrimonio? D. Ciò. La Signora si è andata a preparare . Bar. Che carta è quella? D. Cic. Tieni ^ te Fha mandata Fiortlispina . Bar. Ch^è questo^ o mia carina? In questa bella carta Par ch'io vegga la testa di Medusa, E diventato san di Princisbecco , German^ sappimi dir^ se son di fuoco . O son di neve; se nella mia macchina Ci manca niente^ ^PP""" ®tà sana e soda. D.Cic. Ci manca, pare a tne, solo la coda. Bar. Oh ciel! che freddo! che càlore interno! E' Autunno, o Primavera 3 o Estate, o Inverno! lo tremo, sudo, e palpito Manicar mi sento il corfe ,
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Da Cavalier d'otiore Che un gel son fatto già. Si torni il foglio